Palazzo Zoppi (Sec. XIII)
Scheda
Casa-forte dal XIII al XV secolo, fu successivamente adattata a dimora della famiglia, quando fu investita del feudo di Cassine. In realtà si tratta di vari corpi di edifici riuniti in un unico palazzo.
Sul fronte di via San Realino sono visibili una bifora, le tracce di alcune finestre gotiche e di fregi ad a rchetti e a dentelli. Al centro del prospetto si innalzava una torre medievale che nel sec. XIX fu abbassata sino al livello della casa.
Sul lato meridionale la facciata ha subito interventi di restauro che hanno uniformato il prospetto in forma neorinascimentale. L'interno contiene ambienti modificati nel corso del tempo e fanno mostra una preziosa biblioteca con un fregio settecentesco restaurato dal pittore Giovanni Patrone, la grande sala da pranzo con il monumentale camino di epoca napoleonica, la sala delle catene, in relazione alle decorazioni delle pareti, ocn un ritratto del marchese C. Zoppi, Gran Cancelliere di Casa Savoia (1658-1740) ed altri ambienti tra cui la galleria dei ritratti e delle armi bianche.
Il cortile d'onore conserva su due lati i portici, con archi ogivali su tozzi pilastri a sezione ottagonale, le cui pareti sono decorate con panneggi a velario; su un lato si apre la cappella gentilizia. Sotto i portici sono custoditi reperti archeologici, tra cui un capitello corinzio su rocchio di colonna in arenaria provenienti da Libarna, anfore romane da Acquae Statiellae (Acqui Terme) e una testina in marmo di Giove in stile ellenistico, proveniente da Rodi, in quanto un membro della famiglia, allora capitano di fanteria, partecipò allo sbarco e battaglia di Psinthos, avvenuta nel 1912 durante la presa dell'isola greca nel mar Egeo.
Curiosa è la presenza di un raffinato bassorilievo marmoreo di Enrico III re di Francia (1551 - 1589), un ovale murato assieme a stemmi in marmo che adornano sia il portico, sia le pareti del cortile.
Una copia della balzana di Quilico Gambarotta, personaggio della famiglia Zoppi che assunse il cognome della moglie per contratto, tranne dallo stemma originale del 1426, in marmo bianco, collocato alla sommità dello sperone d'angolo della cappella di San Giovanni Battista sulla facciata di San Francesco di Cassine. Un altro stemma rinascimentale in marmo bianco degli Zoppi si staglia a bassorilievo entro un cartiglio.
L'emblema entro ovale raffigura di nero alla gamba di carnagione recisa e posta di sbarra, col capo d'oro, caricato di un'aquila di nero coronata. Compaiono anche i blasoni delle famiglie apparentate dei Pecorelli, dei Bellingeri, degli Stanchi e degli Annibali. Poco sopra la finestra della sacrestia, retrostante la cappella, è un bel ovale in marmo bianco a bassorilievo con scolpita l'immagine della Vergine Addolorata. Nella cappella è conservato, sopra l'altare, un affresco, riportato su tela, della Vergine col Bambino, già nella torre, ed attribuito ad un pittore convenzionalmente denominato Maestro di Sant'Antonio.
All'interno sono conservate sculture provenienti dalla distrutta chiesa di San Francesco di Valenza tra cui frammenti della tomba di Giovanni Annibaldi. Nella sacristia una lapide in cotto rammenta la notizia tradda da un documento di autenticazione della reliquia di San Bernardino da Siena, che lo stesso nel 1421 fu ospite di casa Zoppi.
Al primo piano di importante rilievo è ancora il busto marmoreo di Francesca Della Rovere Annibaldi, vissuta tra il 1814 - 1892, opera del valente scultore Giovanni Battista Comolli (1775 - 1830) di Valenza, oggi collocato nel vano con gli stemmi delle spose degli Zoppi; vi sono dipinte le insegne araldiche delle famiglie che dal '300 si sono unite alla casata.
Nello stesso vano è in mostra una portantina a braccia settecentesca, al cui interno vi sono oggetti di abbigliamento dell'epoca.
In tale piano sono conservati gli affreschi appartenenti ad un ciclo profano, raro esempio di pittura cortese con scene di caccia e giochi. Per completezza d'informazione si segnala la curiosa leggenda, tramandata in casa Zoppi, che i personaggi degli affreschi profani, ed altre anime, si diano talora convegno nella corte d'onore e nei saloni superiori, rendendosi visibili e non disdegnando di conservare con l'eventuale spettatore. Il ciclo pittorico cortese di Palazzo Zoppi è da mettere in relazione ad un avvenimento che ha coinvolto Antonio Zoppi e i suoi figli Giovanni Bartolomeo e Gerardino, quando, rimasti fedeli al marchese Guglielmo VIII di Monferrato, durante la sua prigionia da parte di Francesco Sforza nel castello di Pavia, questi (liberato fra il 1450 ed il 1451) concesse loro in segno di gratitudine l'emblema araldico delle catene accompagnato dal motto "G.E.R.N.".
Nel "gran stanzone", si vedono alcuni pannelli del ciclo di caccia e giochi che rappresentano il falconiere a cavallo, la scena di pesca ed osservazione dei volatili e la scena dell'uccellagione con le reti.
Sul fronte di via San Realino sono visibili una bifora, le tracce di alcune finestre gotiche e di fregi ad a rchetti e a dentelli. Al centro del prospetto si innalzava una torre medievale che nel sec. XIX fu abbassata sino al livello della casa.
Sul lato meridionale la facciata ha subito interventi di restauro che hanno uniformato il prospetto in forma neorinascimentale. L'interno contiene ambienti modificati nel corso del tempo e fanno mostra una preziosa biblioteca con un fregio settecentesco restaurato dal pittore Giovanni Patrone, la grande sala da pranzo con il monumentale camino di epoca napoleonica, la sala delle catene, in relazione alle decorazioni delle pareti, ocn un ritratto del marchese C. Zoppi, Gran Cancelliere di Casa Savoia (1658-1740) ed altri ambienti tra cui la galleria dei ritratti e delle armi bianche.
Il cortile d'onore conserva su due lati i portici, con archi ogivali su tozzi pilastri a sezione ottagonale, le cui pareti sono decorate con panneggi a velario; su un lato si apre la cappella gentilizia. Sotto i portici sono custoditi reperti archeologici, tra cui un capitello corinzio su rocchio di colonna in arenaria provenienti da Libarna, anfore romane da Acquae Statiellae (Acqui Terme) e una testina in marmo di Giove in stile ellenistico, proveniente da Rodi, in quanto un membro della famiglia, allora capitano di fanteria, partecipò allo sbarco e battaglia di Psinthos, avvenuta nel 1912 durante la presa dell'isola greca nel mar Egeo.
Curiosa è la presenza di un raffinato bassorilievo marmoreo di Enrico III re di Francia (1551 - 1589), un ovale murato assieme a stemmi in marmo che adornano sia il portico, sia le pareti del cortile.
Una copia della balzana di Quilico Gambarotta, personaggio della famiglia Zoppi che assunse il cognome della moglie per contratto, tranne dallo stemma originale del 1426, in marmo bianco, collocato alla sommità dello sperone d'angolo della cappella di San Giovanni Battista sulla facciata di San Francesco di Cassine. Un altro stemma rinascimentale in marmo bianco degli Zoppi si staglia a bassorilievo entro un cartiglio.
L'emblema entro ovale raffigura di nero alla gamba di carnagione recisa e posta di sbarra, col capo d'oro, caricato di un'aquila di nero coronata. Compaiono anche i blasoni delle famiglie apparentate dei Pecorelli, dei Bellingeri, degli Stanchi e degli Annibali. Poco sopra la finestra della sacrestia, retrostante la cappella, è un bel ovale in marmo bianco a bassorilievo con scolpita l'immagine della Vergine Addolorata. Nella cappella è conservato, sopra l'altare, un affresco, riportato su tela, della Vergine col Bambino, già nella torre, ed attribuito ad un pittore convenzionalmente denominato Maestro di Sant'Antonio.
All'interno sono conservate sculture provenienti dalla distrutta chiesa di San Francesco di Valenza tra cui frammenti della tomba di Giovanni Annibaldi. Nella sacristia una lapide in cotto rammenta la notizia tradda da un documento di autenticazione della reliquia di San Bernardino da Siena, che lo stesso nel 1421 fu ospite di casa Zoppi.
Al primo piano di importante rilievo è ancora il busto marmoreo di Francesca Della Rovere Annibaldi, vissuta tra il 1814 - 1892, opera del valente scultore Giovanni Battista Comolli (1775 - 1830) di Valenza, oggi collocato nel vano con gli stemmi delle spose degli Zoppi; vi sono dipinte le insegne araldiche delle famiglie che dal '300 si sono unite alla casata.
Nello stesso vano è in mostra una portantina a braccia settecentesca, al cui interno vi sono oggetti di abbigliamento dell'epoca.
In tale piano sono conservati gli affreschi appartenenti ad un ciclo profano, raro esempio di pittura cortese con scene di caccia e giochi. Per completezza d'informazione si segnala la curiosa leggenda, tramandata in casa Zoppi, che i personaggi degli affreschi profani, ed altre anime, si diano talora convegno nella corte d'onore e nei saloni superiori, rendendosi visibili e non disdegnando di conservare con l'eventuale spettatore. Il ciclo pittorico cortese di Palazzo Zoppi è da mettere in relazione ad un avvenimento che ha coinvolto Antonio Zoppi e i suoi figli Giovanni Bartolomeo e Gerardino, quando, rimasti fedeli al marchese Guglielmo VIII di Monferrato, durante la sua prigionia da parte di Francesco Sforza nel castello di Pavia, questi (liberato fra il 1450 ed il 1451) concesse loro in segno di gratitudine l'emblema araldico delle catene accompagnato dal motto "G.E.R.N.".
Nel "gran stanzone", si vedono alcuni pannelli del ciclo di caccia e giochi che rappresentano il falconiere a cavallo, la scena di pesca ed osservazione dei volatili e la scena dell'uccellagione con le reti.
Tratto da:
Cassine: Terra di storia - Storia di Terra
a cura di S. Arditi e G. Corrado
Allegati
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